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Una maschera digitale svela i canoni della bellezza perfetta.

L’uomo nel corso del tempo ha acquisito un concetto di bellezza che si credeva fosse dovuto a un puro istinto. Tuttavia, esaminando un volto che definiamo ‘bello’, è facile scoprire come le distanze degli elementi che compongono il viso siano strettamente legate alla proporzione aurea. Ad esempio, nel 2003 sulla copertina della rivista britannica Newsweek è comparso il volto dell’attrice Elizabeth Harley come esempio di viso perfetto. Ma cosa aveva di così perfetto quel volto da giustificare la nomination? La risposta è “la simmetria”, cioè il fatto di obbedire a una regolarità geometrica che rende il volto assolutamente gradevole da osservare.

Una regolarità che è talmente radicata in natura da costituire secondo molti scienziati lo scheletro essenziale della nostra realtà. La simmetria è ovunque intorno a noi: nella natura, nei nostri corpi, nell’arte, in matematica. Perchè, come afferma il matematico Marcus du Sautoy, tutti noi siamo “geneticamente programmati per la simmetria”. Quindi regolare è uguale a bello.

Ecco perché per valutare quali e quanti ritocchi sarà necessario eseguire per rendere più ‘belli’ un volto e il suo sorriso sovrapponiamo all’immagine digitale del paziente una specie di rete, cioè una ‘maschera proporzionale’ di bellezza, che mostrerà quanto i denti, le labbra, il naso, gli occhi si discostino dal rapporto aureo.

Tutto riconduce quindi alla proporzione aurea, non dea né creatura della fantasia, ma un numero (1,618) al quale i nostri denti, il nostro volto, il nostro corpo dovrebbero rispondere per essere armonici. Infine, il computer ci darà la possibilità, prima di ogni ricostruzione, di vedere se è possibile avvicinarsi ai numeri magici e rispettare la conformazione della bocca o del volto del paziente.

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